Quando la scuola non ha fine

Intervista ad Alessandro Bartolocci, Formatore Professionale e blogger.
Vorrei analizzare insieme a voi un concetto estremamente importante che, seppur abbastanza datato, continua ad essere poco assimilato nel nostro paese. Stiamo parlando di quello che nel mondo anglosassone, viene definito Lifelong learning, ossia l’educazione o per meglio dire la formazione per tutta la vita. Nella maggior parte dei casi l’istruzione viene intesa come un processo che ha un inizio ed una fine, stabilita in base alle competenze che il singolo individuo ha intenzione di acquisire.Vuoi fare l’operaio? Le vostre mamme vi consiglieranno di prendere almeno un diploma che nella vita un pezzo di carta serve sempre.
Vuoi fare l’avvocato? Prendi la tua bella laurea e comincia a sperare. Questi consigli funzionavano fino a qualche decennio fa, quando c’era un forte bisogno di mano d’opera e i laureati si contavano sulla punta delle dita.

Le cose però, purtroppo o per fortuna, sono cambiate un bel po’. L’offerta è oggi molto più alta della domanda, il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli altissimi ed il mercato ha cambiato notevolmente le proprie regole.
La parola sempre più utilizzata oggi è CAMBIAMENTO. Cambiamento che è avvenuto molto in fretta e che sta prendendo una velocità sempre maggiore, in un momento in cui i lavoratori del nostro bel paese si erano un attimo accomodati e distratti da un mercato che offriva tanto per tutti.
Come è possibile allora conciliare questa necessità di adattarsi al cambiamento con il vecchio concetto secondo il quale una volta terminati gli studi termina anche il processo evolutivo (professionale e non) dell’uomo? Semplicissimo. Non è assolutamente possibile!!!
Quello che risulta necessario è appunto abbracciare la tesi secondo la quale la scuola, come gli esami, non termina mai. Bisogna mettersi bene in testa che in questi anni il mercato ha prima puntato sulla quantità, poi sulla qualità, poi sulla corsa al ribasso dei prezzi ed oggi sta brancolando nel buio perché sembra non funzionare più nulla. Alcune aziende però, pioniere in questa giungla, hanno individuato il campo in cui poter far la differenza ossia quello del potenziale umano. Chi si mette in testa di avere nella propria squadra talenti piuttosto che figli di conoscenti avrà il mercato ai propri piedi.
La quantità si raggiunge, la qualità si imita, i prezzi sia abbassano ma i talenti…

A questo punto è utile capire come voi potete aumentare la possibilità di offrire al mercato qualcosa di diverso, qualcosa in più rispetto ai vostri concorrenti, come mettere in campo il vostro talento.
Il primo passo è individuare il campo nel quale volete specializzarvi. A qualcuno sembrerà una banalità ma vi assicuro che così non è visto che la maggior parte delle persone non si è mai domandata esattamente quale lavoro svolgere con la conseguenza di accettare poi quel che viene.
Voi probabilmente obietterete che di questi tempi bisogna accettare tutto, io vorrei piuttosto provocarvi chiedendovi se questo comportamento sia dettato dal momento economico o piuttosto da una vostra scarsa preparazione.
Non possiamo oramai ritenere la scuola un ente sufficiente per dare specializzazioni adatte da essere sfruttate nel mondo del lavoro e perfino i laureati sanno o dovrebbero sapere che non focalizzarsi in un ambito specifico li rende identici ad altri milioni di disoccupati.

Una volta capito l’obiettivo da raggiungere è indispensabile individuare quali risorse e competenze sono mancanti o piuttosto migliorabili per poi pianificare il percorso a voi più adatto.
Percorso che probabilmente non avrà mai fine visto appunto la velocità dei cambiamenti grazie alla quale ad identiche domande scaturiscono continuamente diverse risposte.
E’ proprio a questo punto che entra in campo l’importanza della formazione professionale intesa come individuazione di testi, corsi professionali ed esperienze pratiche focalizzate esclusivamente nel campo da voi scelto.
Trovate qualsiasi cosa possa permettervi di aumentare le vostre capacità tecniche e trasversali.
Scrivete un piano di azione fatto di obiettivi, traguardi ben precisi e scadenze. Rinnovatelo di volta in volta in base ai cambiamenti che si presenteranno nel tempo, naturalmente senza mai perdere di vista il vostro obiettivo finale.

State attenti però ad individuare chi può realmente darvi risorse utili e spendibili nel mercato, chiedete a chi ha già frequentato lo stesso ente e tentate soprattutto di verificare quanti, una volta usciti da un determinato percorso, hanno ottenuto risultati tangibili. Cercate di affidare il vostro sapere a professionisti.
Informatevi sui nuovi mestieri e sulla loro applicabilità nel mondo del lavoro.
Informatevi su ciò che le aziende cercano e su cosa è carente.

Ricordate che oggi chi si accontenta, chi si pensa arrivato, chi si considera un esperto tale da non dover imparare più nulla è destinato alla morte certa e mi auguro che voi non abbiate tali intenzioni.
Siamo in un era in cui chi prima prende coscienza e decide di scendere in campo mettendo in discussione certezze e soluzioni funzionanti nel passato ha la possibilità di lasciare indietro gran parte della concorrenza.

Vi lascio con una splendida citazione di Sebastaino Zanolli, mio grande mentore:
“Si riparte ogni giorno
E questo è un giorno buono per ripartire ed osare
Qualsiasi cosa tu abbia in mente, in bocca al lupo”

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