Il segno di una recessione forte emerge chiaramente dai dati dell’indagine Unimpresa, che certifica la ormai totale chiusura dei rubinetti delle banche, le cifre presentate infatti tetimoniano come progressivamente gli istituti di credito abbiano prima limitato l’emissione di credito e successivamente chiuso l’accesso alllo stesso. Le cifre riportate dallo studio sono le seguenti -29,6 mld alle imprese, -8,5 mld alle famiglie, -7,9 mld alla Pubblica amministrazione, mentre era già noto il progressivo sbarramento alle famiglie ed alle imprese con tutte le conseguenze del caso, il dato che viene posto giustamente in evidenza è l’ulteriore chiusura per l’accesso al credito verso la pubblica amministrazione, un dato che è il chiaro sintomo di come la crisi stia attaccando categorie e settori prima considerati al riparo da qualsiasi.
L’uscita dalla crisi dipende anche dai sistemi messi in atto per far ripartire il motore del finanziamento e del credito, purtroppo l’attuale situazione non fa intravedere tempi brevi per poter arrivare ad un punto in cui gli istituti bancari hanno il giusto livello di fiducia per poter emettere credito.
Uno dei principali problemi da affrontare è sicuramente quello delle imprese che sono in difficoltà maggiore, difficoltà che si riversano sui dipendenti ed ovviamente sulle famiglie. Già da qualche tempo in rete è emerso che i mediatori creditizi e gli intermediari del credito stanno assumendo un ruolo sempre più importante in questo scenario, le richieste in alcune parti d’Italia, come la Puglia ad esempio hanno superato quelle effettuate alle banche. La migliore disposizione sul territorio e la possibilità di avere un parco prodotti più vasto rende l’azione dei mediatori creditizi molto più versatile ed elastica nel momento in cui si tratta di famiglie, attraverso questi professionisti è più facile trovare una soluzione adeguata e personalizzata per il tipo di esigenza richiesta, facendo leva su una maggiore versatilità di azione.
