L’Assicurazione dei crediti e la Banca
Molto interessante il workshop di ieri presso la sede milanese di Coface, sul tema : “L’Assicurazione dei crediti e la Banca”
L’idea (la stessa che chi scrive sostiene da tempo) è sicuramente stimolante: riuscire a trovare un punto di incontro tra banche, assicurazioni e aziende, nel particolare sfruttando le opportunità offerte dall’assicurazione sui crediti commerciali, per consentire alle aziende un accesso al credito migliore in termini di quantità e di costi.
Presentate le poco entusiasmanti cifre snocciolate da Cerved, che riassumono i risultati di 6 anni di crisi profonda sul comparto delle PMI italiane, che – come noto – rappresenta una parte fondamentale del nostro tessuto produttivo: in sostanza, nonostante gli stimoli istituzionali che hanno prodotto una serie start-up e di nuove iniziative, il saldo delle le PMI attive è passato da 150.000 nel 2007 a 143.000 nel 2013 , con altre 28.000 destinate al default nei prossimi periodi.
Gli interventi e le tavole rotonde successive hanno poi lasciato intendere che l’intenzione di fare qualcosa per provare a stimolare la ripresa è comune, ed anche quella di ascoltare e venire incontro alle esigenze del mercato. Assodato che il comparto che può dare più immediato fiato all’asfittica situazione economica nostrana è l’export, visto anche il sostanziale scarso successo dei Mini Bond, gli imprenditori e consulenti presenti hanno lamentato la “provincialità” delle istituzioni e delle banche italiane, poco presenti in termini operativi sui mercati di espansione.
I banchieri, mi sento di definire tali i presenti, hanno sottolineato l’impegno profuso negli ultimi periodi (ho anche sentito che il credit crunch non è stato concausa per il default di molte aziende, semmai una conseguenza della scarsa domanda, ma forse non ho capito bene…) nonostante i lacci e le limitazioni imposte dalle normative e dagli ODV.
Avendo, nel mio piccolo (molto piccolo), avuto l’opportunità di vedere l’operatività da una parte e dell’altra (e anche da “terzo” ), sarebbe facile polemizzare su esempi tipo Sorgenia, sull’uso e abuso dei derivati, …., ma l’opinione che ho maturato è che ciò che manca e che sarebbe necessario è una crescita culturale, un po’ di tutti.
Credo che manchi, con qualche eccezione, una più profonda conoscenza da parte delle banche del cuore produttivo delle aziende, con le interessenze della produzione nei mercati e nel tessuto sociale. Il lavoro che nel paleolitico era del “settorista” si è forse perso per essere sostituito dai rating automatici.
Forse andrebbero superati i bizantinismi delle carte bollate, come l’opposizione alla semplice accettazione della garanzia assicurativa dei crediti per la difficoltà di ottenere una cessione specifica del singolo credito con atto notarile o simili. L’impressione è che l’atteggiamento prevalente non sia quello del “facciamo qualcosa insieme”, ma quello di avere “le carte e i bolli a posto”… e pronti per il Giudice.
L’dea di “fare sistema” come negli auspici degli organizzatori è forse ancora poco italiana, ma il fatto che se ne cominci a parlare, e direi ad un buon livello, fa un po’ sperare, ma sarebbe opportuno fare in fretta…